Ho scattato queste foto il primo giorno di primavera, quando il sole inizia schiarire via l’inverno, lottando con l’aria che ancora punge in faccia.
È stata la mia unica volta all’interno.
Da bambina giocavamo molto lì intorno e sotto al portico dell’ingresso.
Ricordo anche, non nei dettagli per la verità, alcune dicerie su vagabondi e bulli che vi entravano di nascosto: non ho mai capito da dove, nonostante avessimo perlustrato ripetutamente il perimetro alla ricerca di qualche “passaggio segreto”.
Raccontavano che c’era gente che ci mangiava e dormiva, e io la notte sognavo barboni che banchettavano e danzavano coi fantasmi delle glorie passate, indossando i costumi di scena, attori protagonisti di gran balli e spettacoli che duravano fino al mattino. E poi tutti a tacere per non farsi scoprire dagli ignari abitanti del quartiere che si sarebbero svegliati di lì a poco per tornare alla loro vita quotidiana.
Grande è stato il mio stupore nello scoprire, visitando questi spazi, che quegli stessi spiriti di un tempo mi stavano salutando come vecchi amici, nascosti dietro una tenda o sotto una poltrona, narrandomi di lunghi corridoi di camerini e magazzini zeppi di scintillanti scenografie e di strumenti d’orchestra che ancor suonano ogni giorno, fino a tarda notte.
Teatro Rivoli, Valdagno (VI – IT)