Ovunque sia casa

Ovunque sia casa

 

C’era una volta una bambina di nome Priscilla, figlia di una sceneggiatrice e di un ingegnere.
Cresceva girando il mondo insieme alla famiglia, all’inseguimento di cantieri e spettacoli.
A volte si fermavano nello stesso posto per qualche mese, in alcuni casi erano rimasti anche uno o due anni, rientrando a “casa”
solo durante le vacanze oppure per le festività.
Fin da quando era piccina, non le dispiaceva affatto questo continuo mutare del paesaggio che anzi, nel suo caso, pareva proprio alimentasse ulteriormente quell’insita curiosità che spinge i bambini a esplorare tutte le prospettive possibili.
Perciò Priscilla si era abituata a portare con sé pochi giocattoli e ad arricchirsi invece di dettagli, luoghi e persone, tutto stretto dentro al cuore.
Aveva anche imparato presto a trasformare la tristezza che si prova quando si lascia indietro un’amicizia, nella certezza che là fuori ci fosse qualcun altro da incontrare.
L’istruzione non era mai stata un problema.
Priscilla aveva infatti dimostrato fin dai primi anni di scuola una propensione alla continuità durante gli spostamenti da un istituto all’altro. Si divertiva ad approfondire, fino alla completa soddisfazione, ogni argomento che destava maggiormente la sua curiosità, appassionando tutta la famiglia a quello che era diventato il loro gioco di società.

Così fu per molto tempo, il globo girava piano mentre Priscilla cresceva veloce.
Fino al giorno in cui, dopo il diploma, si ritrovò per la prima volta a decidere quale cammino intraprendere: poteva seguire la madre in Francia per il tour invernale, andare in Medio Oriente con il padre per la costruzione di un ponte, oppure restare a Modena.

Lei scelse la Danimarca e la facoltà di Antropologia.
Non aveva paura della lontananza né della solitudine, perché lei non si sentiva affatto sola.

Quando al terzo anno Eric, il suo ragazzo, le chiese di restare lì con lui, lei rifiutò senza rimpianti.
Sua madre non le aveva insegnato molto sull’amore e la favola di Cenerentola non era proprio fra le sue preferite. Al contrario, conosceva molte cose riguardo a sé stessa e sapeva con certezza che quella non era la sua fermata.
Proseguì quindi per la sua strada.
Gli scavi la condussero prima in Finlandia e Olanda e, terminati gli studi, si spostò in Giappone e poi ancora in Messico.
La sua curiosità sembrava non conoscere confini e ovunque ella vedesse un’occasione, ecco che vi si precipitava a capofitto, senza esitazione.

Quando Thomas si inginocchiò al ristorante promettendo una bella casa sull’oceano, lei rifiutò di nuovo senza paura: non era ancora al capolinea.
E continuò a ricercare, a sviscerare materia e a riempirla di sogni, dettagli, luoghi e persone, come era solita fare.

Poi successe tutto in fretta: la dipartita improvvisa della nonna e il rientro in Italia, la cattedra a Bologna e infine Riccardo, il suo vecchio compagno di liceo, che una sera d’estate si presentò in stazione, con la sacca sulla spalla, dicendo “Eccomi qua, sarò con te in questo viaggio”.
Fu in quel momento che tutto quello che aveva letto e visto sull’amore si dipanò davanti ai suoi occhi e dentro al suo petto.
Partirono con la consapevolezza che avrebbero percorso molti luoghi, seduti attorno ad uno stesso tavolo, in un qualsiasi punto dell’universo.
Da quel momento in poi ebbero l’assoluta certezza che “casa” non è un luogo, ma è dentro ognuno di noi, insieme alle persone che amiamo.

 

Un pensiero va a chi non ha un tetto né famiglia, che possano trovare casa ovunque essi siano.

Alice

 


One thought on “Ovunque sia casa

  1. Barbara Rispondi

    Home is where they love You….
    I like It!

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