Il lungo viaggio

Il lungo viaggio

 

Erano partiti da un’ora o poco più.
Le ragazze non davano problemi, amavano i lunghi tragitti perché potevano fare qualche nuovo gioco: filastrocche, ritornelli, disegni, carte, burattini…
Quel giorno erano particolarmente vivaci, anche se, per un silenzioso momento, alla mamma era sembrato che tutti si fossero magicamente assopiti.
«Guarda mamma, c’è un cavallo parcheggiato lì!» disse la più piccola.
«Ma no tesoro, non è possibile! Ti sarai sicuramente sbagliata con qualcos’altro. Ora però non distrarmi che sto guidando e devo guardare davanti.» rispose mamma paziente.
«Papà, papà! Tu l’hai visto?» replicò di nuovo la bambina.
«Alice, lascia dormire tuo padre! E state un po’ tranquille voi, lì dietro. Edith, perché non leggi un libro alle tue sorelle? La strada è ancora lunga.»
Edith però non ne aveva voglia e pensò invece che avrebbero potuto inventare una fiaba tutte insieme. Ne avrebbero raccontato un pezzo a testa.
Il navigatore segnò di svoltare a sinistra.
Passarono di fianco ad un Luna Park, di quelli con la ruota panoramica e l’entrata attraverso la bocca di una testa gigante, ma era chiuso.
Alice vide di nuovo un cavallo bianco che pascolava libero nel parco divertimenti. Anche questa volta nessuno le diede retta.

Iniziò Edith.
La sua storia parlava di una macchina che non voleva più essere guidata, ma che desiderava pilotarsi da sola. Dovevi chiederle “per favore” e se aveva voglia di accompagnarti a fare la spesa, di andare a trovare la nonna o a fare un bagno in piscina. Lei, l’automobile, rispondeva sempre di sì perché le piaceva molto stare con la sua famiglia, solo che poi non poteva mai entrare al supermercato, nemmeno in casa di nonna o agli impianti sportivi. Allora facevano sempre lunghi viaggi tutti insieme, andavano in posti lontani e poi tornavano percorrendo strade diverse. Si fermavano ovunque potesse accedere liberamente anche l’auto: autostazioni, autogrill, autorimesse, autolavaggi, mc-drive, drive-in.. anche quel Luna Park sembrava un buon posto per divertirsi insieme. Vi si direzionarono senza esitazioni.

Ora però toccava a Lorina.
Il Luna Park li accolse con un grande sorriso. Si illuminò tutto e iniziò a cantare suonare e danzare, riempiendo l’aria di musica luci e colori. Una volta dentro, quel luogo che da fuori sembrava abbandonato si popolò delle creature più strane: pagliacci, mangia-fuoco, burattini, fate turchine, principesse, pirati, cavalieri, gnomi, nani… Le bambine erano davvero entusiaste, era come essere nel museo delle favole. L’eccitazione fu tanta che perfino papà si svegliò. Non aveva capito bene dove si trovassero e se fossero già arrivati, ma non importava: era tempo di giostre! Ed ecco che l’auto si posizionò dietro l’ultimo vagone del treno-miniera, si agganciò e partì: su per la montagna, giù nella galleria, di lato sotto la cascata, ancora in alto fra le nuvole e infine alla caverna dei tesori!

Quando arrivò il suo turno, Alice iniziò a parlare.
Raccontò di quel cavallo solitario che continuava ad incontrare lungo la strada. Diceva che la stava aspettando in quel luogo. Spiegò di come, durante i divertimenti, lo avesse cercato dappertutto senza trovare nemmeno una sua impronta sul terreno polveroso. Nessun altro l’aveva visto. Il vecchio Luna Park confessò di aver sentito nitrire, ma non avrebbe saputo dire se fosse stata solo la giostra dei cowboy. L’attimo seguente il parco tornò ad essere immobile e silenzioso: era ora di ripartire.

Le bambine si addormentarono subito, non appena toccarono i sedili dell’auto. Fu un viaggio davvero lungo. Mamma e papà tacevano e si alternavano al volante.
Si svegliarono all’alba. La luce rimbombava tutt’intorno, mentre il sole si alzava piano sulla linea lontana dell’orizzonte, là dove il blu si perde alto e profondo e non si capisce bene quale sia il confine tra il mare ed il cielo, tra realtà e fantasia.

Un cavallo bianco brucava l’erba, giù dalla collina.

 


2 thoughts on “Il lungo viaggio

  1. riccardodalferro Rispondi

    Ho scelto questo per iniziare a leggerti e l’ho trovato fiabesco al punto giusto, proprio come piace a me. Solo un’accortezza grafica, Alice: quando usi le virgolette per i discorsi diretti, <> non si può vedere 😀 Usa ” e “, oppure « e », copincollando da caratteri speciali su word.

  2. alicetraforti Rispondi

    Ah ah ah, non ci avevo proprio fatto caso! Inguardabile O_o
    Dopo sistemo, grazie mille!

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