Le città invisibili | in Ottavia

Italo Calvino, Le città invisibili_copertina Mondadori | Ottavia

 

Se volete credermi, bene. Ora dirò come è fatta Ottavia, città-ragnatela. C’è un precipizio in mezzo a due montagne scoscese: la città è sul vuoto, legata alle due creste con funi e catene e passerelle. Si cammina sulle traversine di legno, attenti a non mettere il piede negli intervalli, o ci si aggrappa alle maglie di canapa. Sotto non c’è niente per centinaia e centinaia di metri: qualche nuvola scorre; s’intravede più in basso il fondo del burrone.

Questa è la base della città: una rete che serve da passaggio e da sostegno. Tutto il resto, invece d’essere sopra, sta appeso sotto: scale di corda, amache, case fatte a sacco, attaccapanni, terrazzi come navicelle, otri d’acqua, becchi del gas, girarrosti, cesti appesi a spaghi, montacarichi, docce, trapezi e anelli per i giochi, teleferiche, lampadari, vasi con piante dal fogliame pendulo.
Sospesa sull’abisso, la vita degli abitanti d’Ottavia è meno incerta che in altre città. Sanno che più di tanto la rete non regge.

Italo Calvino, Le città invisibili

 

Fin da quando era nato, Billy aveva la certezza che un giorno avrebbe danzato, solo che ancora non immaginava come.
Per i ballerini della televisione era un discorso, ma per chi abitava ad Ottavia era tutta un’altra faccenda.

Si esercitava piano, leggero, muovendosi per fotogrammi, un delicato scatto alla volta. Frenava ogni slancio, accennava ogni salto, impostava ogni piroetta, senza realizzare alcun movimento. Planava, attutiva, scivolava, conteneva. Aveva anche provato a dedicarsi a qualche altra disciplina, ma ne era ossessionato: l’impossibilità aveva fatto della danza il suo pensiero fisso.

Così, grazie al costante e lento esercizio del corpo e dello spirito, quasi fosse un addestramento samurai, arrivò alla vecchiaia senza acciacchi.
Dalla corda centrale della città calò la fune metallica che aveva ordinato a rate ogniqualvolta udiva cadere qualcosa da Ottavia, e cominciò a tessere ed intrecciare. Finalmente terminò il palcoscenico. E poi attese ancora.

Gli abitanti restarono subito un po’ perplessi, ma poi iniziarono ad eliminare quegli oggetti che non avevano utilità alcuna: gli abiti della domenica, il servizio buono, tende, ventilatori. Appena raggiunto il peso stabilito, si riunirono tutti intorno al palco.
Qualcuno fece partire la musica e il vecchio iniziò a danzare leggiadro, a piroettare nel cielo, ad eseguire i complicati passi con una precisione perfetta, ad occhi chiusi, sospeso sul vuoto sotto Ottavia.

Da quel momento nessuno di loro pensò più alla caducità dell’esistenza.


Invito alla scrittura
Oggi ti propongo un esercizio di fantasia.
Riesci a immaginare cosa sta succedendo su Ottavia, proprio in questo momento?
Bene! Ora scrivi la tua storia nei commenti.
Popoliamo insieme questa città invisibile!

 

Ti è piaciuto? Raccontalo a tutti!

3 thoughts on “Le città invisibili | in Ottavia

  1. blogghidee Rispondi

    Ciao Alice,
    bel proseguimento e idea davvero molto invitante!
    Con un po’ di ritardo ti lascio il link dei due mini racconti sulla scia della tua idea 🙂
    spero ti piacciano, sono un po’ surreali 😉

    Ciao e grazie 🙂

  2. blogghidee Rispondi

    Ehi che idea fortissima!!! Il proseguimento mi e’ piaciuto, delicato e leggero. Quasi non ci si ricorda piu’ dell’ambientazione che ne ha dato Calvino 🙂
    Ho aderito al tuo invito e scritto due mini-racconti ti lascio il link, spero ti piacciano 🙂

    A presto!

    http://illustraidee.blogspot.it/2015/09/due-mini-racconti-su-ispirazione-di.html?m=1

    1. alicetraforti Rispondi

      Sorprendenti e inaspettati, mi sono piaciuti molto 🙂
      Quanta vita su Ottavia! Grazie @blogghidee per aver contribuito a popolare questa città invisibile!

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