Patafisica del divenire

Questo racconto è ispirato dall’opera dell’artista Luigi Serafini, pubblicata fra le pagine del suo Codex Seraphinianus del 1981.

 

Patafisica del divenire | Codex Seraphinianus
Luigi Serafini: Codex Seraphinianus, 1981

 

Aspettavo il mio turno, impaziente di divenire.
Fin da quando ero cenere, mia madre mi narrava continuamente di tutte le sue trasformazioni: lei era stata femore, tacco e nastro.
Io ero solo un mucchietto di materia in gestazione, non ancora definito, e potevo diventare tibia o perone, ma desideravo con tutto me stesso essere cranio.
«Sarebbe possibile?» chiedevo trepidante in sala d’attesa.
«Quando toccherà a te lo sarai» mi rincuoravano i mutatori.
E più intensamente ci pensavo, più mi pareva di esserlo già: orbitavo come un cranio, contenevo mondi e indossavo teste e cappelli. Non volevo altro.
Decisi allora di concentrare tutte le mie molecole sull’idea del cranio e di attendere.
Guardavo quelli sul tavolo davanti a me vestire le loro nuove sembianze, mutare la loro natura intrinseca, e osservavo i miei vicini proiettare le proprie immagini su tutto ciò che li circondava.
Non esistevano confini, tutto si confondeva con tutto.
Presto mi sarei confuso anch’io, prima di diventare finalmente… cranio, anche se, io, non conoscevo affatto che cosa significasse.

A distanza di tempo, mi trovo nuovamente qui.
In quanto scatola cranica, ho abbracciato molte idee e mi sono lasciato coinvolgere con ciascuna di esse, le ho indossate come costumi di scena e ne sono stato l’attore principale.
Ora toglietemi tutto, tranne il cappello.

 


2 thoughts on “Patafisica del divenire

  1. Jessica Rispondi

    Bellissimo Alice, veramente mi è piaciuto tanto! Bello che la storia, per quanto surreale, ti dia comunque la possibilità di immedesimarti nel personaggio e capirlo… il tutto in così breve spazio! E poi l’ironia del finale è impagabile!! Brava veramente!
    Baci, Jessica.

    1. alicetraforti Rispondi

      Grazie Jessica! Ho cercato di creare una storia sulla sensazione che suscitava in me quest’immagine, non sugli avvenimenti descritti attraverso essa. L’opera mi ha parlato di una trasformazione, di un movimento e, senza interrogarmi troppo sulle sue cause e conseguenze, mi sono lasciata trascinare da esso. Provaci anche tu, con un’immagine a caso!

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